Progetto opere e oggetti artistici pensati per spazi sia interni che esterni, sviluppando idee che attraversano pittura, scultura, fotografia, grafica digitale e arte generata dall’intelligenza artificiale. La mia ispirazione nasce immancabilmente da una molteplicità di fonti assimilate nel corso della vita: ricordi giovanili, errori testuali e grafici, osservazioni astronomiche, riflessioni sociologiche, sogni notturni e alterazioni della vista, con un’attenzione particolare agli effetti ottici. Con una pressa progettata da me, macino pietre, minerali, cristalli e rocce per ottenere pigmenti e colori che, per loro natura, possono mutare nel tempo. La composizione chimica di tali pigmenti rappresenta inoltre la autentica e unica mia firma riconoscibile, quasi impossibile da replicare con precisione assoluta. Nel mio processo creativo, utilizzo talvolta strumenti e tecnologie generalmente poco comuni nel campo artistico, per accentuare l’unicità delle mie opere. La mia avventura creativa, comprende anche due disastrose collaborazioni e non è escluso che alcune mie idee siano state presentate o collocate in rete o altrove, con falsa attribuzione e senza il mio consenso. Sono eventualmente gradite segnalazioni a tal proposito.

La serie delle Fallacie Artistiche ha origine da un mio test del 2008, intitolato "Sfumature di Reticenza", oppure "Bugiardi Silenziosi". Il test, sviluppato in seguito in più versioni, in elaborazione digitale e in pittura, è l'origine della mia esplorazione artistica rivolta all'integrazione tra errori concettuali e grafici, quali ad esempio l'alterazione di proporzioni, l'uso di colori contrastanti o poco adatti alla vista umana e l'inserimento di elementi incongruenti. Se le Fallacie Artistiche hanno avuto un inizio, lo si può individuare in questo primo esperimento. 

Da bambino, durante un tipico giorno di asilo, ricordo di aver tenuto prigioniera tra le mani una farfalla bianca. Non credo si sia posata di proposito sulle mie  mani. Non le ricordo così audaci quelle farfalle. Con crudeltà ho stretto il pugno. Quando ho riaperto la mano, le ali erano macchiate di un liquido arancione intenso. L'arancione è divenuto nei decenni per me una sorta di marchio cromatico di fabbrica, presente in quasi tutte le mie opere.

Nella tipografia domestica di mio padre, negli anni settanta, c'erano: inchiostro, cartoncini, fogli, la macchina da stampa e la taglierina. I rulli della macchina da stampa scorrevano con ritmo ipnotico. Una tavola da cucina riadattata a banco da lavoro, ospitava utensili indispensabili. C'era anche un mobile con numerosi cassetti colmi di caratteri tipografici, lettere, numeri e simboli. Mio padre di tanto in tanto mi donava dei fogli stampati con degli errori, che lui doveva necessariamente correggere, ricominciando il lavoro con nuovi fogli. Io cercavo gli errori nei fogli che mi aveva regalato, esaminandoli attentamente. Oggi l'errore, è parte integrante di quasi tutte le mie opere. 

Per anni ho frequentato l'osservatorio astronomico della mia città, per partecipare a centinaia di conferenze. Dopo ogni presentazione teorica, le luci venivano spente, permettendo ai nostri occhi di adattarsi adeguatamente all'osservazione del cielo e poter osservare attentamente gli astri, attraverso lo storico telescopio. L'interesse non si è limitato a quelle serate tra teoria e pratica, ma è proseguito spesso privatamente con lo studio grazie a libri e letture. Quella crescente conoscenza, l'ho poi integrata con il mio esprimermi in ambito grafico. Non si è trattato però semplicemente di ideare rappresentazioni figurative. Quando dipingo i corpi celesti, non cerco di riprodurre fedelmente la realtà visiva. Il mio intento è piuttosto quello di evocare in relazione ovviamente al percepire degli umani, il vuoto, l'assenza di vita e l'ostilità a livello vitale delle aree animate da ammassi di galassie che occupano dinamicamente l'universo. Nel realizzare queste tipologie di soggetti, mi concedo licenze grafiche, frutto della mia intuizione o del mio gradimento.

Una passione che mi ha trascinato nei decenni verso il mondo degli artefatti fotografici vintage, delle stampe, dei negativi e delle diapositive. Durante le fasi formative in arte, il mio lavoro era spesso frutto del copiare dettagli di vecchie fotografie che avevo in casa. Questo mio alternativo percorso creativo, mi ha inoltre offerto esperienze nella manipolazione e nel restauro di immagini in cartaceo usurate dal tempo.  

Libro di Buio è un'ironica autobiografia che contiene episodi della mia vita. Il meglio, l'insignificante e il peggio, comprese le varie fasi artistiche che ho attraversato per raggiungere le mie attuali abilità e competenze. È una cronaca che inizia negli anni '90 con la scrittura di alcuni testi, composti quasi per gioco utilizzando la macchina da scrivere di mia madre. Testi scritti esclusivamente di notte; per tale motivo il titolo allude all'oscurità. Il libro approfondisce avventure e disavventure a partire da quando ho ricordo della mia vita da bambino, fino al mio ultimo giorno di vita. Il progetto a livello concettuale prevede infatti che il libro termini quando muoio. 

Libro di Buio è dedicato a Libro Di Buio.

Pareidolia è un termine relativo a quelle sagome che la nostra mente riconosce quando osserviamo macchie, nuvole, superfici con grafica casuale o caotica. Capita di riconoscere tratti di una persona, un animale, un oggetto o altro. In questo mio racconto i miei sogni sono elencati con caos temporale. In origine il titolo era Il Materasso ad Acqua. Il testo è orientato verso un inganno nell'inganno, nei confronti del lettore. Il fine è infatti creare un effetto pareidolia da anticipazione. Quando si tratta di storie che lasciano ipotizzare una svolta complessa, i lettori anticipano volentieri un possibile inatteso retroscena, o meglio ancora, nell'era moderna oramai, anche il retroscena inatteso del retroscena atteso. In "Pareidolia" il lettore ha effettivamente l'impressione di vedere qualcosa nel suo finale, di vederci e capirci quel retroscena del retroscena. E tutto ciò potrebbe essere inteso come una forma alternativa di pareidolia, non quella classica ottica e visiva, ma ideale, colta per presunto intuito.


Quasi per paradosso cromatico, servono l'apparente trasgressività del rosso e la candida innocenza del bianco per creare il rosa. Il sangue unito alla purezza. Classificato dalla gente comune, nel mio decennio di nascita, come colore femminile e per donne, a me piaceva già. Bastava un mio gradito riferimento a quel colore, una copertina rosa di un quaderno o un mio capo d'abbigliamento con una minima sezione in rosa, per generare ironie. Fiocco azzurro e fiocco rosa, appesi alle porte d'ingresso delle case, evocano ancora oggi il genere, prima ancora che la nuova vita. Un colore che da solo ha costituito e probabilmente costituisce ancora uno stereotipo cromatico miratamente associabile. È un colore, solo un colore, al quale il genere umano ha attribuito caratteristiche sociali specifiche. 

Armonia, movimento e suono con le mie sculture del vento realizzate in metallo riciclato. Queste opere prendono vita con il vento, creando un balletto ipnotizzante di forme e riflessi. Le lamiere vibrano e oscillano, producendo suoni che diventano così familiari che mancano quando si è lontano. Grazie a un semplice sistema di bloccaggio, si può scegliere se lasciarle danzare liberamente al ritmo del vento o fermarle in una posizione statica. Che siano posizionate in un angolo appartato o al centro dell'attenzione, attraggono lo sguardo e stimolano i sensi. Ognuna vanta il suo stile e la sua melodia unici. Le sculture sono in costante dialogo con la natura e, riunendo più modelli in un'unica ambientazione, il vento, elemento vitale e imprevedibile, diventa il loro direttore d'orchestra.  

Le mie opere non sempre si distinguono dalle tipiche rappresentazioni della realtà o dell'irrealtà, ma non è mai mio obiettivo il voler imitare. E il mio obiettivo non è nemmeno sfidare o sovvertire le convenzioni artistiche tradizionali, né spingere il pubblico a mettere in discussione il significato intrinseco delle opere stesse. Cerco forse di comunicare un qualcosa di complesso e poco identificabile, trascendendo le costruzioni superficiali di identità o significato, e puntando a stimolare, se possibile, una riflessione più profonda e interpretazioni alternative, al di là dei paradigmi predefiniti o convenzionali. 

Le fallacie della logica nascondono intricati tranelli argomentativi, generati sia da errori involontari che da stratagemmi meticolosamente ideati, e hanno efficacia attraverso l'utilizzo di inesattezze soggettive, che influenzano la formulazione di premesse, ipotesi e conclusioni. Le mie Fallacie Artistiche, propongono rappresentazioni grafiche che possono sembrare apparentemente errate, ma che trovano giustificazione plausibile nell'ambito della logica. E per accentuare ulteriormente il senso di un potenziale errore, comprendo nella realizzazione, colori solitamente ostili alla vista umana. Ogni presunto errore è intenzionale e metodicamente creato. L'obiettivo principale di questa serie di opere è elaborare curiosità concettuali, tecniche ed estetiche, in relazione all'errore.

Non ho realizzato numerosi paesaggi. Credo non sia tema per me. Non ho però voluto astenermi dal confrontarmi a modo mio con questo soggetto, pur creando sì alcune vedute di luoghi, ma che in realtà, non esistono. Queste rappresentazioni coinvolgono combinazioni di colori a volte improbabili per un contesto reale. I miei paesaggi, inesistenti, vengono eseguiti utilizzando miscele di minerali polverizzati. Gradevoli da osservare e adatti ad alcune tipologie di contesti abitativi, non mi hanno mai conquistato del tutto, sebbene ne tragga sempre ottime sensazioni attraverso la realizzazione. 

Come tutti gli artisti che si applicano in varie tecniche e in vari generi, creo anche opere, che all'osservatore privo di informazioni base, possono comprensibilmente apparire confuse o apparentemente prive di senso. Attraverso elaborazioni grafiche, ho dedicato le mie opere spesso al mondo delle patologie e delle anomalie visive, affrontando temi quali l'acromatopsia, l'ipermetropia, il daltonismo e il cheratocono. Anche per queste serie, ho adottato un approccio creativo che si discosta dai paradigmi iniziali basati sulle opinioni o sugli studi standard. Per garantire l'efficacia di ogni pezzo composto da bianco, nero e toni di grigio, dedicato ad esempio al tema dell'acromatopsia, ho intrapreso un dialogo approfondito con individui direttamente coinvolti in tali condizioni visive.

Piccoli quadri astratti, dominati dall'armonia o dal contrasto tra i colori nero, arancione e bianco. Non si tratta di semplici opere, ma di curiose creazioni capaci di trasformarsi in relazione alle condizioni ambientali circostanti. Un sottile strato di pigmenti termoreattivi, applicato sulla tela, reagisce alle variazioni di temperatura. Così, quando l'aria si riscalda, l'arancione brillante potrebbe sbiadire in un giallo dorato, mentre il bianco puro assume una tenue tonalità rosa. Al contrario, con temperature fredde, il nero potrebbe intensificarsi, rivelando sfumature bluastre, e l'arancione virare verso un rosso più intenso. Questi dipinti sono anche sensibili alla luce naturale del giorno, i colori appaiono vividi e luminosi, mentre al tramonto o sotto luci artificiali, si ammorbidiscono e si trasformano. Il bianco potrebbe acquisire una luminescenza perlacea, mentre il nero diventa più profondo e misterioso. Infine, l'umidità dell'aria gioca un ruolo fondamentale. Nelle giornate umide, i colori possono apparire più saturi e intensi, mentre in ambienti asciutti possono apparire più opachi e polverosi. 

Billy Collins Jr. è l'unico pugile a cui ho dedicato opere artistiche. Ho sovrapposto e unito due immagini importanti che lo riguardano. Una fotografia è del suo volto, scattata dopo l'incontro di pugilato che gli ha cambiato la vita. L'altra fotografia è di ciò che restava della sua auto, dopo il suo incidente mortale. L'incontro è avvenuto il 16 giugno del 1983 e Billy Collins è morto il 6 marzo 1984. Il suo avversario, Luis Resto, portoricano, un pugile discreto ma non imbattibile, ha combattuto con dei guantoni che erano stati deliberatamente spogliati di parte della loro imbottitura dalla sua squadra e con delle garze imbevute di una polvere indurente avvolte attorno alle mani e alle dita. Dopo aver trasformato le sue nocche in pietre e aver reso i suoi pugni devastanti, Luis Resto è salito sul ring e non solo ha vinto barando, ma ha colpito Billy senza pietà al volto, ininterrottamente per tutti i dieci round. Dopo la campanella finale, Luis Resto, oltre all'estrema cattiveria, dimostra anche estrema stupidità. Infatti, mentre esulta e riceve gli applausi e gli onori del pubblico, al culmine dell'ipocrisia, si reca all'angolo di Collins per un ultimo saluto, con tanto di abbraccio e bacio. Il padre di Collins, ex pugile e allenatore del figlio, non a caso, tocca i guantoni di Luis Resto, nota l'anomalia e la segnala agli arbitri. Non se ne fosse accorto lui in quel momento, forse nessuno avrebbe mai intuito o saputo nulla. Entrambi i pugili hanno concluso la loro carriera con quell'incontro.

Nell'ambito delle attività artistiche sia professionali che amatoriali, il tema della natura morta è stato intricatamente intrecciato nel tessuto di dipinti e disegni per secoli. L'arte, nelle sue varie espressioni, spesso presenta raffigurazioni ordinate o caotiche di figure disposte su basi o mobili, raffigurazioni che spaziano da animali defunti ed elementi botanici a un assortimento di oggetti. Nelle Fallacie Artistiche la natura morta subisce una trasformazione. Questa raccolta di dipinti sovverte parzialmente il concetto tradizionale di natura morta, presentando una miriade di soggetti, ma privi di qualsiasi cosa naturale o decifrabile. Non è una fuga nei regni dell'immaginazione e della creatività, distaccata da qualsiasi fondamento nella realtà. Invece, è un'esplorazione meticolosa di dettagli che possono evocare efficacemente oggetti familiari senza rappresentarli esplicitamente. Oggetti che sembrano apparentemente assurdi e misteriosi, mobili di forme e dimensioni impossibili e sfondi con miscele nebulose di interni irregolari e caotici perfettamente integrati con elementi esterni contribuiscono tutti a rendere la scena realistica, nonostante la sua assoluta inesistenza. 

Ho dipinto spesso i miei sogni, ricreando le immagini il più fedelmente possibile. In media, trascorriamo un terzo della nostra vita dormendo. Alcune aree del cervello relative alla logica e alle emozioni, durante il sonno generano effetti curiosi. Episodi improbabili, creature anomale, situazioni implausibili e dialoghi assurdi, sono quasi lo standard nel mondo dei sogni. Ci troviamo in casa d'altri senza ricordare come o perché siamo arrivati lì; proviamo a parlare, ma l'aria ci entra in bocca come se avessimo il viso all'esterno del finestrino di un treno in corsa; una potenziale Miss Universo, splendida e magari pure ricca, si innamora di noi in tre secondi e due decimi; stiamo cadendo da un tetto, convinti che sia la nostra fine, ma in un attimo ci troviamo a un chiosco sulla spiaggia a ordinare una granita; vogliamo lasciare un ristorante, ma dopo aver pagato senza dare soldi a nessuno, all'improvviso scopriamo di essere sott'acqua, dove ogni movimento diventa una sfida insuperabile; vinciamo milioni in premi, ma quando andiamo a reclamarli, ci troviamo di fronte a persone che non vogliono farci passare o che non ci credono e pure a una serie infinita di cancelli e muri impenetrabili; piangiamo disperatamente per la morte di persone che in realtà non abbiamo mai considerato importanti nella vita; viviamo sull'Everest a quote invivibili per gli esseri viventi ma  quando usciamo di casa ci troviamo in Piazza San Marco a Venezia; fuggiamo con un'automobile, non nostra, da persone che, nonostante siano a piedi, non riusciamo a seminare. E al risveglio, anche se solo per un istante, quei sogni ci lasciano un a indescrivibile amarezza, un cattivo umore, o ci rendono felici o ci fanno ridere. 

L'arte potrebbe evolvere rapidamente nel prossimo futuro, grazie alle nuove prospettive offerte dall'intelligenza artificiale, integrando i principi della fisica quantistica e dell'IA emozionale, aprendo così frontiere inesplorate in diversi ambiti. È probabile che alcuni di questi processi siano già in atto. Possiamo immaginare opere d'arte virtuali non più semplicemente esposte in gallerie o musei, ma fruibili ovunque, capaci di incuriosire anche lo spettatore solitamente distante o refrattario alla sfera artistica. Sensori biometrici potrebbero rilevare, ad esempio, le emozioni delle persone presenti in un determinato contesto, traducendole in input visivo su grandi monitor o sui loro dispositivi personali, creando o modificando in tempo reale opere virtuali frutto di quelle stesse emozioni. Un'installazione di IA emozionale potrebbe cambiare colore, forma o suono in base all'umore delle persone circostanti, integrando nella forma, nella grafica o nel suono di un'opera le sensazioni di più spettatori contemporaneamente. Come spesso è accaduto con il susseguirsi di generazioni e movimenti artistici, anche tra chi ama o crea arte ci sarà chi non accetterà di buon grado di doversi adattare a queste nuove forme espressive. 

Dalle prime pitture rupestri illuminate dalla luce diurna o da un fuoco notturno, alle sofisticate installazioni luminose contemporanee, l'arte ha sempre intrattenuto un rapporto intimo con la luce. Tuttavia, questa dipendenza ha spesso limitato la nostra percezione delle opere, relegandole a contesti specifici e controllati. Questa mia insistenza nel produrre opere visibili anche al buio, nasce dalla curiosità di superare quel limite, per provare a creare opere che si aprano a infinite possibilità interpretative, anche in assenza totale di luce. Ho scelto di lavorare con combinazioni di minerali particolari e più raramente di vernici sintetiche, capaci di interagire con l'ambiente circostante in modo sorprendente. Questi pigmenti naturali, sensibili alle variazioni climatiche e alle condizioni atmosferiche, danno vita a opere che sembrano pulsare di una vita propria, rivelando sfumature e dettagli in continua evoluzione. Le mie creazioni destinate al buio ovviamente non possono offrire allo spettatore che una luce tenue e alcuni dettagli sfuggenti, ma il tutto abbastanza suggestivo. In piena luce invece si vede un'opera visivamente e cromaticamente classica, con i colori però che si intensificano e si arricchiscono di nuove sfaccettature.

Ho spesso avuto l'opportunità di utilizzare materiali destinati ai cantieri edili o alla rifinitura di muri, pareti, tetti, recinzioni e isolamenti per realizzare le mie opere. Questi materiali, che seleziono con cura, vengono trasformati attraverso un processo meticoloso di assemblaggio in soluzioni visive di intrigante impatto. Il mio approccio artistico in queste serie di lavori si basa sul potenziale estetico di elementi solitamente destinati a funzioni pratiche. Cemento, metalli, guaine bituminose, vernici e altri materiali assumono un significato visivo e mi permettono di creare opere inusuali e alternative.