Le mie performance artistiche nascono da progetti pensati per giorni o settimane e vengono realizzate tramite selfie e video casalinghi, offrendo un punto di vista su come una personale creatività possa fiorire in un ambiente domestico e con look e oggetti valutati giorno per giorno. Trasformo ogni angolo della mia abitazione in un piccolo palcoscenico, un microcosmo ludico avvolto da una identità scenografica composta prevalentemente dalla mia follia. La mia modalità performativa mi dà l'opportunità di esprimermi al meglio, in autonomia e libertà, in quanto non avvertendo la pressione immediata di uno show dal vivo, posso dare il meglio nel dialogo silenzioso tra me e me. Non rincorro la sofisticazione visiva, anche se a volte arriva quasi lo facesse di sua consapevole iniziativa. Inseguo invece, ogni volta che me la sento, ciò che di complesso ho lasciato custodito fino a oggi nel mio passato.
Un palloncino sfuggito improvvisamente al mio controllo durante l'infanzia e volato chissà dove, nonostante il passare degli anni, è ancora visibile in un frammento nostalgico del mio passato. In me il suo ricordo vive silenzioso, per poi richiamare la mia attenzione di tanto in tanto. Da bambina, il mio piacere nel giocare risiedeva nel semplice atto di fare, a volte senza alcuna necessità di risultati definitivi o di uno scopo prestabilito. I palloncini, dietro la loro apparente semplicità, trascinano i miei pensieri in quella incantevole leggerezza con cui sembrano sfidare le leggi della gravità, lasciandosi invidiare. Possono poi farmi sorridere, quando scoppiano improvvisamente, quasi volessero fare un dispetto o spaventarmi.
Mi sono calata nei panni di un distinto e misterioso gentiluomo, con cappello, baffi e bastone. Il mio processo non è semplice imitazione; piuttosto un’interpretazione personale di un ruolo che incarno volentieri. Ho provato a catturare angolazioni precise per esaltare i tratti distintivi del personaggio maschile e ho giocato mixando le convenzioni stilistiche. A baffi, cappello e bastone ho lasciato il compito di assecondarmi; non sono accessori, ma protagonisti assoluti della coreografia visiva, ottima per sfidare l’immobilità di un fotogramma. Nelle viscere dell'intelligenza creativa, il genere ideale è uno solo, quello percepito.